Questo saggio prende in esame la distruzione delle abitazioni quale metodo impiegato dai tribunali inquisitoriali, prima nel Medioevo, poi durante l’età moderna, per punire gli eretici più pericolosi dopo la loro condanna al rogo. Dopo aver rintracciato le basi giuridiche nel diritto romano (Lex Quisquis, Lex Iulia Maiestatis), questa ricerca individua le fonti normative e giurisprudenziali medievali e moderne: in particolare alcuni dettami conciliari (Tolosa, Béziers), e le prescrizioni presenti nella manualistica e nella trattatistica inquisitoriale e antiereticale. Descritta la cornice teorica, il saggio passa a esaminare i casi concreti, prendendo in analisi nel dettaglio alcuni episodi di abbattimenti punitivi messi in atto dai tribunali inquisitoriali spagnoli (Siviglia, Valladolid, Madrid), portoghesi (Coimbra – Lisbona) e romani (Faenza – Imola, Venezia, San Sisto). Nell’insieme, dall’analisi emerge lo stretto legame che c’era tra questa pratica e quella della confisca dei beni dell’eretico, come pure appare evidente il tentativo da parte degli inquisitori di rendere eterne le condanne, escludendo ogni possibilità di riabilitazione della memoria dei condannati.
Questo saggio prende in esame la distruzione delle abitazioni quale metodo impiegato dai tribunali inquisitoriali, prima nel Medioevo, poi durante l’età moderna, per punire gli eretici più pericolosi dopo la loro condanna al rogo. Dopo aver rintracciato le basi giuridiche nel diritto romano (Lex Quisquis, Lex Iulia Maiestatis), questa ricerca individua le fonti normative e giurisprudenziali medievali e moderne: in particolare alcuni dettami conciliari (Tolosa, Béziers), e le prescrizioni presenti nella manualistica e nella trattatistica inquisitoriale e antiereticale. Descritta la cornice teorica, il saggio passa a esaminare i casi concreti, prendendo in analisi nel dettaglio alcuni episodi di abbattimenti punitivi messi in atto dai tribunali inquisitoriali spagnoli (Siviglia, Valladolid, Madrid), portoghesi (Coimbra – Lisbona) e romani (Faenza – Imola, Venezia, San Sisto). Nell’insieme, dall’analisi emerge lo stretto legame che c’era tra questa pratica e quella della confisca dei beni dell’eretico, come pure appare evidente il tentativo da parte degli inquisitori di rendere eterne le condanne, escludendo ogni possibilità di riabilitazione della memoria dei condannati. Read More